La devozione a Sant’Agata tra origini e ritualità

Ogni anno, tra il 3 e il 5 febbraio, la città di Catania si ferma e si riversa giorno e notte per le strade, dando vita ad una delle feste religiose più importanti del mondo, dove religione e folklore si intrecciano indissolubilmente. Emozionante e incontenibile è il rito dei devoti che, dopo tre lunghi giorni fra le vie barocche e la folla in costante venerazione, riportano il prezioso mezzobusto argenteo di Sant’Agata nella Cattedrale in Piazza Duomo per farla riposare fino all’anno successivo.

I festeggiamenti hanno radici antichissime e per comprendere l’amore che i Catanesi hanno verso la loro “Santuzza” è bene partire dalle sue origini storiche.

Agata nacque nel 230 d.C. da una nobile famiglia catanese di religione cristiana. In greco, il suo nome (Agathé), significa buona, virtuosa. A quel tempo la città era sotto la dominazione romana che perseguitava tutti i cristiani, motivo per cui la sua famiglia viveva la fede nel silenzio. Nonostante le difficoltà, Agata decise sin da giovane di consacrarsi a Dio ma, nell’anno 250 Quinziano, che divenne proconsole della città, s’invaghì di lei. Dopo diverse lusinghe non ottenne l’amore desiderato e decise di affidarla alla cortigiana Afrodisia, allo scopo di corromperne lo spirito e la fede. Rivelatosi inutile anche questo tentativo, convocò Agata al palazzo pretorio per processarla, dove, ancora oggi secondo la tradizione, sono conservati i loro dialoghi. 

Dal processo al carcere il passo fu breve e dopo diversi giorni di digiuno, di fronte alla fermezza della giovane, iniziarono le torture fisiche: dalla fustigazione all’atroce strappo delle mammelle, fino al prodigioso evento in cui mentre il corpo di Agata veniva martoriato dal fuoco, il velo rosso simbolo della sua consacrazione a Dio, non bruciava. L’anno successivo alla sua morte, avvenuta il 5 febbraio del 251 d.C., un’eruzione dell’Etna minacciava la città di Catania. Molti accorsero al suo sepolcro prendendo il velo che ricopriva e lo apposero alla lava arrestandola. Da quel giorno Agata venne proclamata Santa e patrona della città ma anche protettrice contro le eruzioni. Oggi le sue reliquie, dopo essere state trafugate nel 1040 a Costantinopoli, si trovano nella Cattedrale di Catania dove, con il passare dei secoli, il tesoro venne arricchito da preziosi doni ed ogni anno viene portato in processione per le vie della città.

Molti di voi si chiederanno come mai i festeggiamenti per S. Agata si prolungano per diversi giorni: questo è dovuto all’origine della festa. Inizialmente infatti il festeggiamento consisteva solo in  una piccola processione con le sue spoglie in uno scrigno per le vie del centro. Dal 1376 però, l’importanza crescente dell’evento spinse le autorità ad allargare i festeggiamenti e le giornate divennero due e poi ancora tre. Oggi i festeggiamenti iniziano il 3 febbraio e si concludono il 5 o sempre più spesso nella tarda mattinata del 6. Le varie tappe della manifestazione sono così suddivise:

3 febbraio – si comincia con la suggestiva processione dell’offerta della cera alla Santa, che parte dalla Chiesa di Sant’Agata alla Fornace in Piazza Stesicoro, sorta sull’antica fornace in cui è stata martirizzata, per raggiungere la Cattedrale in piazza Duomo. Ad aprire la processione il corteo delle 11 candelore (o “cannalori”), alte colonne in legno, riccamente scolpite e decorate, contenenti dei ceri che rappresentano le corporazioni delle arti e dei mestieri della città. Con la classica “annacata” vengono portate in spalla da molti uomini fino a sera, dove un grandioso quanto unico spettacolo pirotecnico  che  segue il ritmo della musica dando conclusione alla prima giornata; 

4 febbraio – con la “la messa dell’aurora” nella Cattedrale si apre la seconda giornata; successivamente il busto reliquiario viene portato fuori dalla “cameretta” e incontra i fedeli. Emozionante e incontenibile l’urlo dei devoti che la salutano col grido che richiama tutti i cittadini presenti a venerarla mentre sventolano un fazzoletto bianco. Il momento più suggestivo e spettacolare è sicuramente la cosiddetta “acchianata de’ Cappuccini”, dove il fercolo viene trainato di corsa fino al culmine di una salita, giungendo così dinanzi alla Chiesa di san Domenico;

5 febbraio – nel giorno di S. Agata tutti i vescovi di Sicilia prendono parte alla messa in cattedrale in tarda mattinata. La città si riempie nuovamente di fedeli e devoti col sacco bianco e verso le 18 ha inizio il “giro interno” della città. Il fercolo sale per Via Etnea, giungendo a tarda notte a “Piazza Borgo”, nel quartiere in cui vennero accolti i profughi di Misterbianco in seguito all’eruzione del 1669. Tra due ali di folla col fiato sospeso, il fercolo viene trasportato di corsa dai devoti lungo la ripida salita di Via San Giuliano, percorre la parte barocca di Catania per poi rientrare definitivamente fra canti e giochi di fuoco in Cattedrale.

Il nostro ringraziamento infine va a Melania Millesi e Domenica Prinzivalli per le splendide immagini sulla festa di sant’Agata. Due professioniste che ci hanno trasmesso questa grande devozione.


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ALTRI RACCONTI ...

2 Comments

  • Plinio Paduano , 6 Febbraio 2013

    Vivere la ricorrenza di S. Agata
    é un desiderio che spero di soddisfare
    ormai il prossimo anno.

    • Tradizioni Sicilia , 6 Febbraio 2013

      Ti auguriamo di riuscirci 🙂 è un insieme di emozioni tutte da provare.

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