Stemma di Palermo, la metamorfosi nel tempo

aquila di palermo
foto dal web

Ogni città ha un proprio simbolo con alle spalle una propria storia che lo contraddistingue. Noi di Tradizioni Sicilia, finora, vi abbiamo raccontato lo stemma di Ragusa, quello di Enna, i simboli di Messina, ‘u Liotru di Catania; oggi tocca a Palermo.

La storia inizia nel periodo a cavallo tra il XIV e il  XV secolo, quando la città di Palermo era suddivisa in cinque quartieri: il Cassaro, la Kalsa, il Seralcadio, l’Albergheria e la Loggia; di questi, soltanto il Cassaro era rappresentato da un’aquila (“animale” che successivamente riunì anche gli altri quartieri). Nei secoli che vanno dal ‘600 all’800 invece, lo stemma di Palermo cambiò più volte forma apportando a sé nuovi elementi, tranne il cartiglio col motto della città “Senatus Populusque Panormitanus Urbs Felix et Regni Caput“, mentre venne sempre mantenuta quella splendida aquila. Per questo motivo, nel 1873, il sindaco di Palermo Domenico Perani creò una commissione per giudicare una volta per tutte quale fosse quella meritevole.

La risposta fu presto pronta: origini romane e colore oro per l’aquila ad ali aperte con rosso di sfondo, il tutto poi racchiuso in uno scudo, al centro del quale l’aquila stessa stringe tra gli artigli la legenda con la sigla S.P.Q.P. Una volta data la “sentenza”, si procedette a realizzarne un dipinto un esemplare su tavola che venne appeso nella sala del Palazzo Comunale, (anche se attualmente tale raffigurazione è andata perduta). Nel 1875 infine, nell’opera Il Blasone in Sicilia fu pubblicata la definizione definitiva: «di rosso, con l’Aquila d’oro, coronata del medesimo, afferrante con gli artigli una lista di bianco caricata con le lettere S.P.Q.P romane di nero».

stemma palermo 4 canti
Foto dal web

Pochi anni dopo intervenne l’ingegnere e architetto Damiani Almeyda, per ridisegnare lo stemma, che comparve dunque sulle vetrate delle porte di Palazzo delle Aquile (seppur mancante del cartiglio con la sigla S.P.Q.P.). Rimase così fino al 1999, ossia fino a quando Paolo Di Vita completò l’opera per correggere le difformità che lo stemma presentava.

Recenti studi han portato alla luce due antiche testimonianze sull’utilizzo dello stemma di Palermo, entrambi di stampo normanno: la prima riguarda una scultura presente all’esterno della Cattedrale, mentre l’altra il mosaico della Sala della Fontana della Zisa.

Anche in questo caso lo stemma di Palermo è stato adottato dalla squadra della città come simbolo della fede calcistica, segno che l’appartenenza storica si tramanda di generazione in generazione.


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