La Cattedrale di Palermo e il Duomo di Monreale uniti da una leggenda

Palermo vanta una bellissima Cattedrale nel suo grande centro storico e un meraviglioso Duomo in un suo paesino di provincia, Monreale.

Due cattedrali, due capolavori di differente bellezza ma edificati nello stesso periodo, seppur con stili e modi diversi.  Una leggenda però li accomuna: leggenda che, tramandata nel corso dei secoli, ormai è considerata una storia vera.

Siamo nel XII secolo, l’arte Siciliana è pervasa da influenze arabo – normanne, caratterizzate da mosaici bizantini e un richiamo allo stile classico per quanto riguarda archi a tutto sesto e colonne con capitelli.

Monreale

duomo di monreale_arturo di vita
Guglielmo II
, soprannominato “Il buono”, si addormentò sotto un albero di carrubo. Nel sogno la Madonna gli disse che sotto il posto in cui lui dormiva era nascosto un grande tesoro e che, se l’avesse trovato, avrebbe dovuto utilizzarlo per edificare una grande chiesa.

Appena sveglio, scavato sotto l’albero lo trovò e lo usò appunto per edificare ciò che adesso abbiamo la fortuna di ammirare, ovvero un accostamento di varie culture. L’impianto è basilicale a croce latina e le colonne delle tre navate di ispirazione classica. All’incrocio fra i bracci non c’è la solita cupola, ma un parallelepipedo bizantino con soffitto decorato in modo arabo.

I mosaici, che narrano vicende del Vecchio e Nuovo Testamento, coprono tutto lo spazio e il pavimento è ricco di marmi policromi. Celebre è il Cristo Pantocreatore che sovrasta l’abside.  L’esterno è imponente ma sobrio rispetto all’interno e a destra della facciata si trova il Chiostro del convento dei Benedettini, vasto portico che recinge una grande area, sostenuto da archi poggianti sopra 228 colonne  ricche di mosaici.

Palermo

cattedrale di palermo_arturo di vita

Nel frattempo, Gualtiero Offamilio, allora arcivescovo della Diocesi di Palermo ed ex istitutore di Guglielmo II, stava facendo edificare la Cattedrale. Egli, per contrastare Guglielmo il buono, decise di rendere bello l’esterno e quindi cercò in tutti i modi di realizzare una facciata senza precedenti. È evidente che sia riuscito nel suo intento visto che più che sembrare una Cattedrale, somiglia ad una fortezza poiché ricca di archi a sesto acuto derivanti dall’architettura islamica, colonne che reggono statue di santi, quattro torri angolari, varie merlature.
L’interno è molto semplice, quasi cupo. Non rispecchia minimamente lo splendore dell’esterno, però ospita delle grandi opere d’arte, come ad esempio un Cristo in marmo del Gagini (XVI secolo) e varie statue del Serpotta.

Suggestiva la grande urna d’argento del 1631 che contiene le reliquie di S. Rosalia e di notevole importanza le prime due cappelle della navata destra, dove si trovano sei sarcofaghi reali che contengono le spoglie di re normanni e svevi.

La leggenda narra che i due, essendo invidiosi l’uno dell’altro e avendo vissuto queste costruzioni come una sfida personale, morirono d’infarto dopo aver dato un’occhiata ai rispettivi progetti. Guglielmo senza dubbio pensò che la Cattedrale di Palermo dentro fosse bella come fuori e viceversa dovette pensare Gualtiero del Duomo di Monreale.

Essi non hanno avuto la possibilità di vedere il risultato finale di presenza.

Di sicuro noi ci riteniamo fortunati ad averne la possibilità e non possiamo fare altro che ringraziarli per averci regalato tanta bellezza.


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