Sciacca paese del Carnevale, ma non solo

palazzo_s.giacomoFebbraio, mese della Candelora e del… Carnevale. Maschere, colori, folklore, musiche e quant’altro si fondono in maniera stupenda in questo periodo dell’anno. Per questo oggi vi parleremo di un paese rinomato non solo da noi, ma anche in Italia e, senza falsa modestia, in tutto il mondo: il paese è… Sciacca! Già, lo splendido paese dell’agrigentino si sta preparando da tempo all’evento di cui sopra. Il bello di Sciacca è che sa offrire tantissime altre bellezze: dalla sua storia, ai suoi monumenti e tradizioni.

Per iniziare possiamo partire dall’etimologia della parola, di dubbia identità: gli storici a tal merito si sono scatenati dando le ipotesi più disparate. C’è chi sostiene che in origine si scriveva Xacca (da Xech, che in lingua saracena significava Governatrice, Signora), chi invece lo attribuisce a Xach (Mercurio) per un tempio dedicato  alla divinità stessa. 

Secondo altri invece, segnatamente Giuseppe Licata e Ciaccio, Sciacca voleva dire separare, dividere (dal verbo sordo arabo ash-sciaqqat) – Saqqua. Quest’ultima ipotesi nasce dalla posizione geografica del paese che, trovandosi appunto a metà strada tra Marsala e Girgenti, dà l’idea appunto di dividerle. Ultima, ma non ultima, invece, è una tesi messa in piedi in questi ultimi anni; tesi che attribuisce come nome originale “Syac” (bagno).

Sciacca si presenta come un paese ricco di tradizioni popolari che, oltre al Carnevale, da secoli rendono merito a Sciaccauna di queste nasce nel Seicento dopo una grave epidemia di peste: si tratta della festa della patrona del paese, la Madonna del Soccorso, che si celebra il 2 febbraio e il 15 agosto. Madonna la cui statua, secondo una leggenda, è stata portata in processione da alcuni pescatori, dopo averla ripescata dal mare.

Terminato il percorso alla scoperta del nome, possiamo passare ad un altro tipo di percorso: quello che possono fare tutti i visitatori di questo bel comune. Un itinerario storico-culturale e religioso che, in quanto a bellezza, non deve rendere conto a niente e nessuno. Non si può a parer mio non cominciare dalle tre porte d’accesso alla città: Porta Palermo – riedificata a metà del ‘700 durante il Regno di Carlo III di Borbone – adornata in stile barocco; Porta San Salvatore, risalente al XVI secolo, ricca di sculture rinascimentali, e Porta San Calogero, che si trova nell’omonima piazza (1536). 

Proseguiamo il nostro viaggio a Sciacca visitando ora i monumenti più rappresentativi, che per comodità distinguiamo tra religiosi e civili. L’antica Cappella di San Giorgio dei Genovesi, costruita nel 1520 dai vari mercanti liguri qui presenti per gestire i loro affari, la Chiesa di Maria SS. del Soccorso risalente al XII secolo, la Chiesa dello Spasimo (1632), la Chiesa di San Nicolò La Latina (XII secolo), con un prospetto decorato e tipico dell’architettura arabo-normanna. Questi sono solo alcuni esempi che rappresentano meravigliosamente la prima categoria. La seconda categoria è degnamente sostenuta dal castello dei conti Luna, realizzata con fine architettura trecentesca, dal cosiddetto Castello Incantato, formato da teste scavate e scalpellate nella roccia ad opera di Filippo Bentivegna (1888-1967), artista contadino le cui sculture raffigurano personaggi famosi e non, a cui piaceva dare anche un nome e che “giocava” ad immaginare che rappresentassero i sudditi del regno che egli aveva creato e di cui era il “Signore”, e soprattutto dai Palazzi che caratterizzano Sciacca. Eccone alcuni: Palazzo Amato (realizzato in stile neogotico dall’architetto Gravanti); Palazzo Inveges; Palazzo Arone di Valentino; Palazzo Ragusa; Palazzo Steripinto (realizzato in pura arte spagnola). 

Sciacca però non è solo una bella località da visitare per le costruzioni, ma anche per antiche tradizioni che ancora oggi resistono e sono di alta qualità, tanto da dare un prestigio particolare al paese. Parliamo in questo caso dell’artigianato e più precisamente delle ceramiche, pura fonte di reddito per l’economia. Dichiarate D.O.P.,sono ben note sia in Italia che all’estero. Grazie alle sue maioliche, oggetti quali piatti, anfore, statue e vasi adornano di colori i vari negozi del centro storico.

Che dire ancora? Bhe penso sia meglio non aggiungere altro (vi toglierei altre sorprese che un paese come Sciacca sa offrire 😛 ). Non mi resta chedarvi appuntamento al prossimo paese. Dove andremo la prossima volta? Chissà!

Ringraziamo per il suo reportage il fotografo Gaspare Indelicato 


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